In occasione del terzo laboratorio SIBaTer in collaborazione con ANCI Calabria, lo scorso 28 aprile, la Task force di SIBaTer ed i Responsabili delle Cooperative di comunità di Legacoop e Confcooperative, Paolo Scaramuccia e Massimiliano Monetti, si sono confrontati con gli Amministratori comunali calabresi sul tema “Le cooperative di comunità come modello di gestione e strumento di sviluppo territoriale”.
Con il patrocinio del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università della Calabria, l’incontro è stato l’occasione per esplorare le potenzialità della cooperativa di comunità, uno strumento innovativo emergente nel panorama degli strumenti cooperativi e che sto trovando terreno fertile soprattutto nei piccoli comuni e nelle aree interne dello stivale, contesti in cui ad una crescente domanda di “welfare rurale” si accompagnano processi di invecchiamento e spopolamento.
Uno strumento, la Cooperativa di comunità, che consente ai cittadini di auto-organizzarsi per la produzione di beni e servizi di pubblica utilità, in un’ottica di impresa funzionale, al fine di favorire lo sviluppo del territorio e rafforzare la coesione sociale.
Strumento di innovazione sociale e cittadinanza attiva fondato sul protagonismo delle comunità locali, la cooperativa di comunità si candida come la sede ideale per il governo democratico e la gestione dei beni comuni per i territori che scontano carenze in termini di capacità amministrativa e di fragilità territoriali.
Durante la tavola rotonda, moderata dalla dottoranda dell’Università della Calabria Karen Urso, sono state raccontate sei esperienze di comunità dislocate in tutta Italia: dal sindaco di Sante Marie (AQ), Lorenzo Berardinetti sulla neo coop “Sette borghi” per la valorizzazione delle produzioni locali e delle risorse culturali con il sostegno del Comune; alla Presidente Roberta Caruso con l’esperienza di “I live in Vaccarizzo” (CS) che partendo dalla “Teoria U” di Scharmer ha innescato processi per contrastare lo spopolamento e per ricostruire comunità. Il Presidente Felice Scozzafava ha raccontato la coop “Scherìa” (CZ) impresa multifunzionale attraverso la quale si è rafforzato il senso di appartenenza della comunità al territorio; Oreste Torri, vice presidente della coop. di comunità “Valle dei Cavalieri” (RE), ha raccontato della nascita della cooperativa nel 1991 per salvare il presidio demografico di Succiso Ramiseto che sarebbe altrimenti scomparso. Infine, Sara Luciano, in rappresentanza del Consorzio il Sale della Terra (BN), Partner di SIBaTer che conta 11 Coop di comunità consorziate, 257 dipendenti, uno Store, una pasticceria artigianale, un Bistrot, una rete di Fattorie e Orti sociali (che ospitano persone fragili in Budget di Salute), un Albergo Diffuso, undici Sprar-Siproimi in altrettanti Piccoli Comuni chiamati “del Welcome”, tre Nodi Sale della Terra in Italia. Infine, Borgo Petelia (KR), con Emiliana Brasacchia che pone l’accento sul percorso di ricognizione e recupero degli immobili abbandonati del borgo poi convertiti in albergo diffuso.
Oggetto di discussione è stata l’assenza di un riferimento normativo – a livello nazionale e regionale – che riconosca e incentivi pratiche virtuose in tal senso.
Nelle conclusioni il Project Manager SIBaTer, Francesco Monaco sottolinea l’importanza di pratiche place-based per territori che scontano fragilità e criticità, ne evidenzia la portata trasformativa quale mezzo di ri-appropriazione del potere decisionale e di democrazia partecipativa che può favorire la coesione sociale e la gestione innovativa ed efficiente dei commons.
“Servire la comunità, anziché servirsene” è la mission che anima i territori resilienti, i places left behind che non si arrendono e che, nel trasformare la cittadinanza attiva in protagonismo civico, possono imboccare strade alternative di sviluppo.