L’ultimo numero della rivista “RRN Magazine” della Rete Rurale Nazionale dal titolo “L’economia della condivisione”, testimonia l’importanza delle comunità locali come volano di sviluppo territoriale.

Tutti i contributi pongono l’accento su come, soprattutto in tempi recenti, si siano diffuse e continuino a diffondersi, iniziative frutto di un processo in cui gli attori di un luogo, geograficamente circoscritto, operano per intraprendere un’azione collettiva volta a produrre ed erogare beni e servizi relativi ad ambiti che ogni comunità reputa prioritari e indispensabili per contribuire al miglioramento delle condizioni di vita dei propri abitanti: dal lavoro all’istruzione e alla formazione professionale, dall’assistenza socio-sanitaria alle attività culturali e ricreative, dalla valorizzazione delle produzioni locali alla produzione e commercializzazione di beni alimentari ai servizi turistici attenti alla sostenibilità ambientale, ecc….

I protagonisti di queste iniziative, o più correttamente, di questi progetti di sviluppo locale, sono reti di attori locali – amministrazioni locali, agricoltori, produttori, imprese ma anche rappresentanti della società civile ed associazioni, esperti, ricercatori e singoli cittadini “semplicemente” appassionati – che prendono, spesso, la forma di imprese cooperative di comunità.

Su questo sito – in coerenza con l’obiettivo stesso del “supporto istituzionale ai Comuni del Mezzogiorno per l’attuazione della Banca delle terre” che il Progetto si prefigge ai fini della valorizzazione delle risorse del territorio abbandonate o scarsamente utilizzate – abbiamo più volte raccontato e continuiamo a raccontare e a rappresentare le esperienze e le eccellenze “comunitarie”, che si vanno diffondendo sul territorio nazionale, proprio a dimostrazione del loro “valore” di testimonianza e di esempio per altre iniziative che potrebbero nascere sulla falsariga di quelle di successo. Non è un caso che molti degli interpreti e degli autori degli interventi pubblicati sulla rivista, siano Cooperative di Comunità di Comuni aderenti a SIBaTer (Anversa degli Abruzzi), o Comuni SIBaTer nel cui territorio ricade uno specifico progetto di sviluppo, o ancora Partners di SIBaTer (CREA, Legacoop, Confcooperative, Ruralhack, GAL Alto Molise).

Una rassegna di testimonianze ed esperienze preziose, per citare il magazine, di “fare e saper fare”, come i casi proposti da Italia che cambia, il progetto che attraverso un giornale, una mappa, dei portali territoriali e una campagna di attivazione dei territori intende “raccontare, mappare e mettere in rete quel pezzo di paese che di fronte a un problema si attiva per cambiare concretamente le cose”, raccontare per far emergere potenzialità, know how e supporto della rete di progetti già in atto: “C’è un’altra Italia, diversa da quell’immagine di crisi e decadenza che i mass media ci restituiscono ogni giorno. Un Paese fatto di imprenditori e imprenditrici che mettono al centro la sostenibilità umana e ambientale, di giovani che scelgono con gioia di tornare alla terra o di realizzare progetti di integrazione, di sindaci e sindache virtuosi che realizzano politiche straordinarie su rifiuti, energia e mobilità”.

In questo numero della rivista si parla di “Progetti e Imprese di comunità” identificati come azioni esemplari di attività e operosità comunitaria e di sviluppo generativo, che originano dalla volontà di valorizzare risorse del territorio scarsamente utilizzate, capaci di riorientare e organizzare la produzione verso logiche più eque e verso la realizzazione di beni comuni.

Progetti e imprese di comunità che, come raccontano gli articoli dedicati alle diverse esperienze attive nelle zone rurali,  stanno introducendo innovazioni di processo e prodotto di tipo sociale e economico e stanno conducendo le comunità allo sviluppo di funzioni di alta qualità, al miglioramento del rapporto fra costi di transazione e popolazione, con la nascita di iniziative innovative caratterizzate da una certa resilienza. Al contempo , è evidente che si tratta di progetti e imprese di comunità che si inseriscono in situazioni di crisi di mercato e socio-demografiche rilevanti, come nel caso delle zone rurali più marginali dove le competenze (in particolare manageriali), le capacità organizzative e le risorse finanziarie sono sostanzialmente scarse: proprio alla luce di questi elementi di fragilità locale, i contributi riportati negli articoli e nelle interviste realizzate e pubblicate sul magazine, evidenziano la necessità di ripensare il ruolo delle imprese nei processi di sviluppo territoriale, ma anche i parametri per quantificarne la sostenibilità e le performance e, conseguentemente, degli obiettivi e i risultati a cui le policy e i relativi strumenti di sostegno dovrebbero tendere.

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