La Sardegna è nuovamente invasa dalle cavallette e si contano già oltre 30 mila appezzamenti di terreno in sofferenza.

A due anni dall’ultima invasione che a luglio 2020 aveva devastato 13mila ettari di colture sull’isola, oggi il territorio a rischio è più che raddoppiato.

Ancora una volta è la crisi climatica in corso a favorire questa piaga, che si è concretizzata dopo un inverno mite e precipitazioni praticamente dimezzate a cui si aggiunge però l’abbandono dei campi e la presenza quindi di numerosi terreni incolti in cui le cavallette nidificano.

Le cavallette hanno un ciclo riproduttivo annuale. Depongono le uova, a una profondità di 10 centimetri, alla fine dell’estate. Lo fanno in terreni tendenzialmente aridi e compatti. In primavera, verso la fine di maggio inizi giugno, le uova si schiudono, dando vita a una nuova generazione.

Le cavallette possono essere combattute in due modi principali: quando sono allo stato di uova, andando a movimentare la terra ed esponendole agli eventi atmosferici con una lavorazione dei terreni superficiale, o quando sono ancora senza ali, eliminandole con i trattamenti (che gli agricoltori considerano però inefficace).

A queste due, da ultimo, se ne aggiunge una terza, che è quella di farsi aiutare dall’ambiente, attraverso predatori naturali, come ad esempio i coleotteri.

A tal fine la Regione ha messo in campo un’unità di progetto, insieme a Laore, l’Agenzia per l’attuazione dei programmi regionali in campo agricolo e per lo sviluppo rurale, e all’Università di Sassari che stanno studiando l’impiego di specifici insetti anti-cavallette che si nutrono delle uova e di particolari funghi che attaccano le larve, mentre si lavora ad una app per segnalare tempestivamente la presenza delle locuste nei campi.

La Coldiretti dal canto suo, punta su progetti di economia circolare equa e a chilometro zero quale “Ri-coltiviamo la Sardegna”, per ripartire dalla terra con la messa in attivo di 100 mila ettari di terreno, che garantirebbero da una parte una la produzione del 40% dei mangimi da destinare agli allevatori e di riuscire ad avere un’autosufficienza produttiva, e dall’altra di tenere sotto controllo le invasioni cicliche delle cavallette.

Fonte: Repubblica.it