Dal 2005 al 2015, la superficie boschiva nazionale è aumentata di 587mila ettari, ma a fronte di questi dati positivi purtroppo si rileva che il patrimonio forestale è in larga parte abbandonato e manca di una pianificazione pubblica, e nel solo 2021, è andato in fiamme 1/4 delle nuove foreste.

La consistenza dei boschi italiani, espressa come metri cubi di biomassa è aumentata del 18,4%, i valori ad ettaro sono passati da 144,9 a 165,4 metri cubi. Lo stock di carbonio è passato da 490 milioni di tonnellate rispetto alla rilevazione del 2005 a 569 milioni di tonnellate di carbonio organico, equivalente ad un valore della CO2 che passa da 1.798 milioni di tonnellate a 2.088 milioni di tonnellate, con un incremento di 290 milioni di tonnellate di CO2 stoccata e quindi sottratta all’atmosfera.

Oggi si registra però che sono quasi 159mila gli ettari di bosco andati a fuoco in Italia dall’ inizio dell’anno per effetto dei cambiamenti climatici con il caldo e la siccità che hanno favorito l’azione dei piromani bruciando oltre 1/4 delle nuove foreste.

E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati dell’European Forest Fire Information System (Effis) della Commissione europea in occasione della presentazione dei dati dell’Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi forestali di Carbonio realizzato dall’Arma dei Carabinieri, con il supporto scientifico del Crea che ha registrato un aumento di 587.000 ettari di bosco nell’arco di dieci anni.

L’andamento anomalo di quest’anno conferma che i cambiamenti climatici in atto, si manifestano con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal maltempo alla siccità che mette a rischio soprattutto i boschi, creando le condizioni per il divampare di roghi. Un costo drammatico che l’Italia è costretta ad affrontare anche perché è mancata l’opera di prevenzione nei boschi che, a causa dell’incuria e dell’abbandono, sono diventati “giungle ingovernabili”.

L’inarrestabile avanzata della foresta senza alcun controllo si è impossessata dei terreni incolti e domina ormai più di 1/3 della superficie nazionale con una densità che la rende del tutto impenetrabile ai necessari interventi di manutenzione, difesa e sorveglianza.

Per difendere il bosco italiano occorre creare le condizioni affinché si contrasti l’allontanamento dalle campagne e si valorizzino quelle funzioni di sorveglianza, manutenzione e gestione del territorio svolte dagli imprenditori agricoli.

Un’opportunità può arrivare dall’aumento del prelievo del legname dai boschi con lo sviluppo di filiere necessarie al settore alimentare, all’industria del mobile, della carta o del riscaldamento. L’industria italiana del legno è la prima in Europa, ma con legname che arriva da altri Paesi vicini come Austria, Francia, Svizzera e Germania a dimostrazione di un grande potenziale economico inutilizzato.

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