Nella nostra Penisola il 20% della superficie totale è a rischio desertificazione: questo l’allarme lanciato dall’Anbi, l’associazione dei consorzi di bacino (gli enti pubblici che gestiscono i bacini di fiumi e laghi), in occasione della Giornata mondiale della lotta alla desertificazione, svoltasi lo scorso 17 giugno.

Il degrado dei suoli ha varie ragioni: perdita di superficie, impermeabilizzazione, deforestazione, incendi, pascolo e agricoltura intensiva, erosione, salinizzazione delle falde, contaminazione, aridità del clima. Il risultato finale è la riduzione dello strato superficiale del suolo, con la perdita di sostanza organica e quindi di capacità produttiva, fino ad arrivare all’estremo degrado della desertificazione.

Nella Conferenza Internazionale sulle Terre Aride, i Deserti e la Desertificazione, promossa nel 2020 dall’Università Ben Gurion in Israele, si è affermato che, nel Mondo, ogni ora vanno persi 1300 ettari di terra coltivabile, a causa di siccità e desertificazione. Secondo l’Atlante Mondiale sulla Desertificazione, oltre il 75% della superficie terrestre è già degradata e questa percentuale potrebbe raggiungere il 90% nel 2050. Nell’Unione Europea l’8% del territorio, interessante 13 Stati, è a rischio desertificazione; le zone più esposte sono in Spagna, Sud Italia, Malta, Cipro, Sud Est della Grecia e nelle aree di Bulgaria e Romania, che si affacciano sul Mar Nero.

Un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica Environmental Research Letters indica che negli ultimi 50 anni, la gravità delle perdite di raccolto in Europa, a causa della siccità è triplicata, riducendo i raccolti di cereali europei in media del 7,3%.

In Italia, il contrasto al degrado del suolo e la protezione della terra dalle minacce causate da cambiamenti climatici e dallo sfruttamento delle risorse naturali è tra gli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che prevede investimenti per centinaia di milioni di euro per la valorizzazione del verde urbano, il contenimento del consumo del suolo e il ripristino dei suoli utili. Diventa centrale in questo contesto anche il Piano nazionale per l’Efficientamento della Rete Idraulica che prevede 729 interventi di manutenzione straordinaria, sulla base di progetti definitivi ed esecutivi, capaci di attivare quasi 12.000 posti di lavoro, grazie ad un investimento di circa 2 miliardi e 365 milioni di euro.

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