Lo shock dovuto alla pandemia da Covid 19 amplifica l’andamento di frammentazione regionale dei processi di sviluppo innescati dalla lunga crisi 2008-2014.

Non esiste più solo il divario Centro-Nord/Mezzogiorno, ma la mappa della coesione territoriale nazionale si complica, risucchiando una parte del Centro verso il Mezzogiorno: questo quanto emerge dallo studio SVIMEZ “La frammentazione del Centro: tra «terza Italia» e «secondo Mezzogiorno»”.

A soffrire è soprattutto il «triangolo del sisma»: lo mostrano le dinamiche demografiche, l’andamento del PIL, gli indicatori del mercato del lavoro.

La questione demografica non “abita” più solo a Sud. In Umbria e nelle Marche, contrariamente alle altre regioni del Centro Nord i flussi migratori sono troppo deboli per garantire un equilibrio demografico.

Il PIL pro capite di Marche, Abruzzo e Umbria che nel 2000 era compreso tra il 113% e il 127% della Media UE, nel 2019 scende a valori compresi tra l’81% e il 90%.

Le analisi SVIMEZ fotografano un pezzo di Centro che già prima della pandemia “scivolava” verso Sud, per poi incrociare la pandemia già in stagnazione come il resto del Paese, con gli effetti economici della pandemia che si diffondono con intensità superiore alla media nazionale in Umbria e nelle Marche (con un calo del PIL superiore al 10%).

Anche nel 2021 le Regioni centrali, in base alle previsioni SVIMEZ, sarebbero accomunate da una certa difficoltà di recupero, in particolare l’Umbria che si collocherebbe su un sentiero di ripresa superiore alle Regioni meridionali, ma lontano dal ritmo di ripartenza delle regioni più reattive del Centro Nord.

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