I numeri di SIBaTer sul territorio calabrese sono davvero importanti, ben 140 i comuni coinvolti, con realtà provinciali particolarmente virtuose, come il caso della provincia di Vibo Valentia in cui si è registrata l’adesione di tutti i 49 comuni del territorio di riferimento.

L’attenzione riservata in Calabria a strategie volte a valorizzare le risorse endogene dei territori ha portato a credere fortemente nel progetto SIBaTer.

I Comuni che hanno aderito al progetto, hanno ricevuto e stanno continuando a ricevere una serie di servizi di affiancamento gratuiti da parte della task force nazionale ANCI-IFEL, che spaziano dal supporto tecnico per la realizzazione del censimento dei propri cespiti (terreni incolti e fabbricati/ruderi abbandonati), a sistemi di georeferenziazione e interventi di formazione destinati agli uffici tecnici comunali.

Una delle leve vincenti di questo strumento di sviluppo, risiede nel coinvolgimento attivo del territorio attraverso un vero e proprio affiancamento e supporto ai Comuni ed un sostegno ai giovani che intendono avviare un progetto d’impresa, da realizzare attraverso l’uso e la valorizzazione di beni abbandonati nei territori coinvolti.

Il progetto SIBaTer per molti Comuni ha significato in primis, riscoprire e conoscere il patrimonio di beni pubblico detenuto, e una volta avviata la fase della ricognizione e georeferenziazione dei cespiti, di arrivare alla fase dei progetti di valorizzazione da attuare su quei beni che possono avere natura e obiettivi dei più vari: agricolo, sociale, turistico, ambientale e culturale.

SIBaTer ha permesso di innescare un processo di rivitalizzazione di intere comunità, in cui accanto alla valorizzazione del bene materiale, si rimettono in circolo beni immateriali quali: l’identità locale, le tradizioni e i valori.

Viste le potenzialità del progetto, non si esclude che sulla base del metodo adottato con SIBaTer, la stessa Regione Calabria possa pensare di introdurre nella nuova programmazione dei fondi strutturali 21/27, delle misure atte ad incentivare la nascita di nuove imprese e/o cooperative di comunità che utilizzino beni pubblici abbandonati per riportarli a nuova vita e promuovere così sviluppo e nuova occupazione.

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